Diana Dorizzi

Cose trasparenti o sull'ineffabile

Ciononostante sono felice. Felice, sì. Lo giuro, giuro che sono felice. Ho capito che l’unica felicità a questo mondo sta nell’osservare, spiare, sorvegliare, esaminare se stessi e gli altri, nel non essere che un grande occhio fisso, un po’ vitreo, leggermente iniettato di sangue. La felicità è questa lo giuro.

Vladimir Nabokov

Propongo la prosecuzione parallela di un progetto, che porto avanti da tempo di fotografia della realtà, diviso in due aspetti, le contraddizioni e il potere evocativo. Questi due aspetti costituiscono una parte fondamentale del mio lavoro fotografico che invece di documentare quello che succede si interessa dell’ineffabile, dell’energia generata da una contraddizione (che può essere urbanistica ma anche sociale, palazzi, persone ed oggetti, in un contesto a cui non appartengono ma in cui si trovano ) o dell’energia generata da un soggetto capace di evocare una sensazione precisa, simboli di qualcosa che mi concerne intimamente ma presente con una metafora nella realtà.

Un lavoro che non ha perciò una coerenza estetica ma che la stessa dipenda dal supporto con cui vengono scattate le fotografie, in cui la disomogeneità diviene l’espressione stessa di questa estetica, passando da foto alta risoluzione scattate con un medio formato in pellicola a immagini a bassissima risoluzione scattatecon il cellulare.

L’accostamento stesso di immagini prodotte da supporti così diversi ne rafforza la poetica.

Transparent Things

about the ineffable

I propose the continuation of a project that I carry on for some time, photography of reality by focusing on two aspects of it, the contradictions and the evocative power. These two aspects are an essential part of my photographic work that instead of documenting what happens is concerned with the ineffable, of energy generated from a contradiction (which may be urban, but also social, buildings, people and objects, in a context in which they don’t belong but in which they are located) or of the energy generated by a subject that evokes a precise sensation, symbols of something that concerns me deeply but present with a metaphor in reality.

A job that therefore has no aesthetic coherence but that it depends on the medium with which the photographs are made, in which the inhomogeneity becomes the very expression of this aesthetic, going from high resolution photo taken with a medium format film to a lower resolution images taken with a mobile phone.

The juxtaposition of so different images produced by the photographic means reinforces the poetic.

-Resti ancora un momento.

-perchè?

-C’è una bella luce.